lunedì 7 febbraio 2011

La mia vita Timida



Ciao
finalmente sono uscita da un lungo letargo.
E' stato un periodo dove il tanto lavoro e una serie di vicissitudini, purtroppo mi hanno tenuto lontano da questo angolo segreto.
Poi ieri sera è succeso qualcosa.
Mi sono incantata davanti alla tv, mi sono emozionata di fronte ad una persona che si raccontava e, che raccontava la bella cosa che è realizzare una sogno antico.
Strano, perchè proprio qualche giorno fa stavo raccontando a Christian quando da piccolina passavo le ore a guardare Anna Marchesini, pensando di voler diventare come lei.
Poi.. eccola la, dopo anni di assenza dalla tv intervistata da Fabio Fazio.
Era diversa da quando faceva Lucia nei promessi sposi, ma sempre lei, con la stessa voce e la stessa meravigliosa, deliziosa, unica, ironia e profondità.
Attenta ho ascoltato tutta l'intervista.. e senza rendermene conto, mi sono ritrovata dentro un ricordo della mia infazia. Un ricordo semplice che avevo messo via, senza dargli la giusta importanza.
Ne parlava perchè apparteneva ai ricordi della sua vita, ma lo sapeva raccontare così bene, ma così bene che avrei voluto metterle in mano tutta la mia vita.
L'episodio raccontato era di quando da piccola la mamma la costringeva ad andare con lei a trovare i malati all'ospedale.
Lei neppure li conosceva questi qua, ma per la mamma era giusto andare a trovare quelle persone, era giusto trascinarla a vedere le gambe secche delle vecchie e le siringhe di vetro che ribollivano, perchè in tutto questo la mamma si sentiva socialmente attiva se dedicava del tempo alle visite ospedaliere ed il problema per lei non esisteva.
La sua mamma era come la mia, e le sue sensazioni erano le mie..
Piano Piano Il tempo dentro l'ospedale veniva dedicato allo studio delle vite degli altri; li...nascosta in un angolo...spiava per ore le famiglie dei malati vicini.
L'intervista aveva l'obiettivo di presentare il suo primo libro, IL TERRAZZINO DEI GERANI TIMIDI.
Un libro che parla di lei, ma dopo averla ascoltata ed aver letto le sue parole.. non ho potuto far a meno di pensare, che quel terrazzino fosse il mio e che quei gerani fossero proprio quelli di mia madre.
Leggendo queste righe, leggerete un pò di me.. io l'ho già comprato!
" Dice di me, ma chiunque può infilarsi nella storia, parla di cose accadute o che sarebbero potute accadere, ma soprattutto di come ho imparato a guardare le cose e a scrutarle anche in ogni loro minuta parte sensibile e invisibile e poi parla dei sogni, della forza mitica e rivoluzionaria che esercitano nella mia vita, parla dell'infelicità e della sua straordinaria bellezza e poi parla del silenzio dentro il quale soltanto si possono ascoltare, si possono vedere le voci piccole, le voci che non contano, un silenzio denso e immobile, muto e assordante. A guardarci dentro puoi trovarci l'universo.
Sono felice di aver scritto pagine molto diverse da quelle che ho recitato e di averlo fatto con spudoratezza e, spero, poesia.
Non c'è stupore per questo.
La comicità nasce da un modo di guardare le cose, dalla visione fortunata e miracolosa anche dell'ombra delle cose stesse e del loro contrario; perciò considero la comicità una forma molto alta di espressione soprattutto quando scaturisce dal rovesciamento di esperienze che ti conoscono profondamente, ciò vale per la malinconia, per la tristezza, per l'infelicità la cui risata è il salto mortale dell'acrobazia!
Per la bambina che attraversa le pagine del racconto, come per ogni bambino, le esperienze sono tutte prime volte, che si tratti di avvertire il frullo d’ali di una farfalla che trema dentro le sue dita e poi ruzzola a terra senza vita, oppure del timore permanente che anche la mamma farà come quella farfalla. La vita scoppia dentro la sua minuscola esistenza, la vita sì ma anche la morte, tuttavia le cose, le voci, le impressioni e le vite degli altri non si possono sentire nel tramestio quotidiano che scorre col tempo dell’orologio. La bambina che abita Il terrazzino dei gerani timidi scopre piano piano che può ascoltarle nel silenzio immenso in cui annega quell’angolo di casa che si affaccia sui tetti, il luogo solitario che col tempo diventerà la sua stanza tutta per sé. Là dentro le sarà possibile riconoscere le invisibilità che corrono sotto la crosta del mondo e avvertire il turbamento che suscita in lei l’offerta della vita. Proprio quella bimba, cui la mamma ha insegnato a camminare sul dolore, in silenzio assisterà alla nascita del sogno e ancora per lei, seduta là dove solo regnano silenzio e piccioni, finalmente emergeranno, vita della vita, la poesia, gli scrittori, la letteratura e le parole dei libri, la scoperta che le vite sbucciate e naufragate, che nella realtà non fanno che nascondersi, che cessare di amare, invece nel sofisticato rammendo che l’arte è in grado di ricamarvi intorno, possono diventare esistenze immortali.
Così scrivere un libro in cui custodire quel silenzio diventa il sogno della bambina, un sogno che solo i gerani conoscevano e tuttavia hanno sempre tenuto"

E' speciale
Eli

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